26 giugno 2016, ore 07:50, dal Rifugio Pomilio ci avviamo lungo il noto ed affollatissimo sentiero n. 1, ora nominato con la sigla “P” (sentiero del Parco).
La squadra, purtroppo ridotta ai minimi termini, è composta da Terminator (lo scrivente), Marco (Trombetta) e Simonetta (T2 o Saponetta) e l’itinerario prefissatoci è quello di percorrere il vecchio sentiero del Monte Amaro fino alla Mucchia di Caramanico per poi risalire il ripido pendio fino alla cresta che collega la Cima Pomilio al Monte Focalone.
All’altezza della Madonna delle Nevi, alla base del colle del Blockhaus, la strada bitumata lascia spazio al sentiero.
Di buon passo raggiungiamo la Sella dell’Acquaviva (quota 2100 mt), il tempo necessario per riempire le nostre borracce al famoso fontanino e di nuovo in movimento.
Usciti dalla fitta mugheta, lasciamo sulla nostra sinistra il sentiero principale per intraprendere la risalita del ripido tratto ghiaioso, mirando in direzione delle imponenti pareti sovrastanti il Monte Focalone.
Imbocchiamo la vecchia traccia che un tempo era percorsa da coloro che volevano raggiungere il Monte Amaro.
All’inizio il sentiero è molto evidente, comodo e privo di inconvenienti.
Ma subito dopo si prospetta la prima insidia della giornata, un ripido canalone innevato che non possiamo fare a meno di superare. Nonostante la stagione avanzata, i ramponi sono sempre nello zaino pronti a fare il loro dovere, pertanto, se vogliamo proseguire con sicurezza, non resta che fermarci e calzarli.
Il sentiero è un continuo alternarsi tra passaggi molto esposti e tratti abbastanza comodi dove è permesso soffermarsi ed osservare il meraviglioso mondo che ci circonda.
Dopo un lungo tratto con dislivello quasi inesistente, mantenendoci a ridosso delle pareti, la traccia, seppur quasi invisibile, ci indirizza lungo un ripido ed insidioso tratto ghiaioso da affrontare con molta cautela.
La parte terminale del canale “Sinuoso” e ancora coperto di neve; infiliamo nuovamente i ramponi, impugniamo la piccozza ed iniziamo la ripida discesa.
Dalla base del canalone, ci spostiamo verso sinistra dove intravediamo una traccia che dirige verso la parte centrale del vallone e dove, a breve distanza da noi, si intravede una sorta di sperone roccioso che si erge maestoso nella zona terminale della Mucchia di Caramanico.
Marco senza esitare minimante propone subito di salirci sopra: traduzione “Presidente oggi saliamo sopra quello sperone”.
Le condizioni meteo sono a nostro favore, siamo in netto anticipo rispetto al tempo di percorrenza stimato alla partenza, quindi non resta che tentare la salita sulla cima dello sperone.
Pendii erbosi e facili passaggi su roccia ci conducono sui 2.234 mt. dello sperone.
Ergiamo un grossolano omino di pietra che indica la cima e poi, come consueto, la foto di vetta con l’emblema della nostra associazione.
A scanso di equivoci e fastidiose critiche, oggi, a differenza di circostanze passate, ci asteniamo dall’attribuire un nome scherzoso allo sperone “senza nome”.....“se l’invidia fosse un lavoro, in Italia non ci sarebbero disoccupati”.
La cima Pomilio (quota 2.656 mt).
Il Monte Rotondo (quota 2.658 mt).
La valle dell’Orfento.
Torniamo nuovamente sui nostri passi lasciandoci alle spalle la sperone appena raggiunto.
Una breve pausa rifocillante e poi di nuovo in marcia, pronti ad affrontare l’estenuante salita verso la cresta.
Scegliamo di risalire il ripido pendio avvicinandoci alla parete di roccia.
Rendiamo più divertente la salita affrontando tratti con passaggi su roccia di primo grado.
Un camoscio, appostato a poca distanza da noi, osserva i nostri movimenti.
Finalmente raggiungiamo la cresta.
Non può mancare la foto sulla cima del Monte Focalone (quota 2.676 mt).
Arzilli come sempre, ci soffermiamo qualche istante sull’estremità del pratone per poi iniziare l’interminabile discesa verso il fontanino.
Ultimo tratto prima di raggiungere il punto di partenza.
Alle 17:00 circa, siamo di nuovo al Rifugio Pomilio.
Bellissima escursione riservata a persone molto allenate e con capacità di adattamento ad ambiente estremamente selvaggio.
Buona parte del percorso riserva numerose insidie dovute all’esposizione, alla caduta sassi (nei tratti a ridosso delle pareti rocciose e la discesa del canale “sinuoso”) e, se affrontato all’inizio dell’estate, alcuni canali potrebbero essere coperti di neve tali da richiedere l’uso di ramponi e piccozza.
Lunghezza totale del percorso: Km 12,600;
Dislivello complessino: mt. 1.070 in ascesa – 1390 in discesa;
Tempo di percorrenza 8 ore circa comprese le soste.