Ore 05:55, piazzale albergo di Campo Imperatore (2130m).
Io, Manlio e Marco iniziamo l’avvicinamento verso il MOSTRO.
Il percorso è sempre lo stesso: Sella di M.Aquila ( 2335m), Sella di Corno Grande (2421m), Sassone (2570m) , Bivio per il bivacco, ferrata per il Bivacco, Comba Detritica (dove avvistiamo dei camosci), Bivacco Bafile (2669m).
La via attacca proprio alle spalle del rosso riparo.
Ore 07:50, vai col primo tiro.
Bellissimi passaggi di III su ottima roccia.
Davanti a noi, le dolomitiche guglie, anzi, le gransassiche guglie ci salutano simpaticamente.
Il secondo tiro presenta difficoltà simili al primo solo che la roccia oppone meno resistenza alle trazioni, alle sollecitazioni ed agli scarponi…praticamente è quasi schifosa.
Si percorre un delicato sali/scendi a volte molto esposto.
Non è troppo difficile ma le mani salde, le menti lucide e la conoscenza delle preghiere essenziali per interpellare il divino affinchè non faccia crollare tutto, sono fondamentali per la buona riuscita della scalata.
Non si procede sempre per tiri di corda, alcuni tratti li superiamo di conserva, quindi è difficile stimare un numero di tiri ben preciso.
Ora arriviamo al tratto importante.
Un diedro/camino/canale fessurato che le relazioni dicono sia di IV ma che altre smentiscono perché, a causa dei vari crolli susseguitisi negli anni, si è modificata un po’ la conformazione della parete.
Ora basta a parlare così difficile, andiamo avanti.
4 anni fa, lungo questo diedro ci abbiamo lasciato ben 5 chiodi nostri che sommati ai 3 chiodi esistenti, fa un totale di 8…praticamente una via spittata!
La salita perciò risulta molto più agevole e veloce (grazie Camosci che avete chiodato a spese vostre la via!)
Il tiro dovrebbe essere di 40 metri ma alla fine del diedro, dopo circa 20m, c’è una bella sosta che lo spezza.
Ora le difficoltà diminuiscono ed il secondo tiro di questo quarto tiro diviso in due lo percorriamo più velocemente.
Arriviamo sopra uno sperone…e mo?
Ora bisogna scendere!
Tutta questa salita per poi perdere di nuovo quota?
Si.
Ok, si scende per lisce e poco inclinate placche (ma espostissime) fino a raggiungere la base di un facile ma friabile camino.
Allora: se il quarto tiro era diviso in due, non era più il quarto ma il quinto, più questo tiro a scendere fa sei.
Quindi posso dire che si parte per il settimo tiro (più o meno).
Ricordo benissimo questo camino…non proprio.
Alla biforcazione si andava a destra fino a raggiungere un cordone di sosta, ma ci sono degli invitanti chiodi a sinistra!
Che faccio?
Alfrè, non lasciare la strada vecchia per la nuova!
Si, giusto, siamo saggi.
Seguo la fessura chiodata sulla sinistra (ce ne sono ben 3) fino a trovarmi in un punto abbastanza friabile, pressochè improtegibile, con la corda quasi finita e che non scorre più per un cavolo!
Mi volto un attimo e vedo sulla cresta quel bel cordone di sosta lontanissimo che ho lasciato alla mie spalle…che bravo che sono!
Ok, c’è un punto dove potrei azzardare a costruire un ancoraggio.
Martello, chiodo, due dadi e qualcosa ci esce.
Tra le guglie del Gran Sasso rimbomba fortemente un felicissimo: “MOLLA TUTTOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!”
Ecco gli amici che mi raggiungono!
Riprendiamo la cresta, sempre più friabile e la percorriamo fedelmente.
Qui monnezza sembra il protagonista di un film di montagna d’altri tempi.
Il delicato sali/scendi continua fino a quando la cresta non va a sbattere (saltino esposto) sul massiccio finale della vetta.
Ora possiamo ritirare le corde e procedere camminando fino in cima.
Ore 12:55 finalmente la Vetta Centrale!
Foto di rito.
Con calma mettiamo via ordinatamente le corde.
Dico ordinatamente perché poi una ci serve per le doppie.
Mentre aspettiamo che il traffico defluisca a valle, ci prendiamo una pausa per scattare delle foto.
Albergo di Campo Imperatore con un pezzo di Vetta Occidentale.
Vetta Orientale.
Calderone…quel che purtroppo ne rimane!
Corno Piccolo.
Ok si scende.
Il percorso è stracolmo di rocce rotte e ghiaia, quindi occhio alla penna e cerchiamo di non uccidere le persone sotto di noi.
Una volta scesi alla Forchetta Gualerzi (2840m) anzi, alla forchetta non ci arriviamo, ci fermiamo al coltello…vabbè, lasciamo perde.
Risaliamo per facili placche di I e II fino in vetta al Torrione Cambi.
Ore 13:20, 2875m.
Proseguendo in direzione O, si scende sempre per sfasciumi (non bisogna cadere altrimenti si muore) fino all’imbocco del Camino Jannetta.
Tiriamo fuori la corda conservata ordinatamente e con due doppie da 32m, su soste spittate, si arriva al canale che dal sentiero per il Bivacco Bafile porta alla Forchetta del Calderone.
Dico doppie da 32m perché, l’ultima volta che siamo scesi da qui con la corda intera da 60, non soiamo arrivati a terra per pochissimo, ora invece con la mezza corda da 60, ci siamo andati larghi.
Ipotesi:
1) Mi hanno fregato vendendomi una corda da 58 facendomela pagare per una da 60;
2) La corda intera era vecchia e si è ritirata col tempo;
3) La mezza corda essendo più sottile si è allungata maggiormente facendoci arrivare comodamente a terra;
4) Le doppie attrezzate sono più lunghe di 60m.
Scendiamo scomodamente lungo questo dissestato canale.
Ormai abbiamo le visioni!
Finalmente il calvario è finito! Siamo di nuovo sul sentiero.
Ringraziamo le divinità per aver posto termine alle nostre sofferenze.
Si torna indietro lungo il sentiero attrezzato.
Trombetta: “Visto che la mia posizione più elevata della tua permette, potrei calpestare facilmente il tuo esile cranio con le mie pesanti calzature!”
Er Monnezza: “Caro fragoroso amico, non rimane che tentare di realizzare ciò che hai detto per vedere se riesci a sopravvivere a quella che potrebbe essere una istintiva e violenta reazione!”
Ore 16:05, Sella di Monte Aquila, meritata birra fredda!
Ore 16:35, di nuovo al piazzale.
A parer mio è una delle più belle vie alpinistiche del Gran Sasso da noi percorse.
La roccia non è buona, l’esposizione è tanta, i gradi non sono elevati, il percorso è molto lungo ma l’ambiente è qualcosa di eccezionale!
Il vero cuore del Gran Sasso, una via d'altri tempi.
W LA MONTAGNA E CHI LA RISPETTA.