I primi dubbi arrivano quando arriviamo a Campo Imperatore: dove parcheggiamo? C’è il primo ingresso per la Fiumara, il secondo dove c’è un parcheggio sulla sinistra ed il terzo vicino al bivio per S. Stefano.
Io dico il primo, Manlio il terzo ed infatti optiamo per il secondo.
Alle ore 06:35 inizia la marcia.
Seguiamo un sentiero/sterrata/mulattiera/pascolo, passando subito vicino ad uno stazzo dove ci sono più cani che pecore.
Questi si inoltra lungo una bellissima valle piena di fiori e di escrementi ovini.
Le lamentele di “Monnezza” sono tali da farci venire lo sconforto: “Ma perché non siamo partiti da dove dicevo io? Li era tutto in piano, li era tutto dritto. Invece qui ci sono le curve, c’è l’erba bagnata, ci sono i Sali scendi…”
Che bello camminare così!
Finalmente ci immettiamo nella “Fiumara”.
Hai visto amico che alla fine abbiamo preso l’itinerario da te tanto amato?
Affondiamo nella sabbia talmente tanto che ad ogni passo ci viene il fiatone.
Menomale che non l’abbiamo imboccata dall’inizio!
In poco meno di un’ora giungiamo all’attacco della via poco dopo un casotto con dei pini ai lati.
Con i caschi sulle teste iniziamo la salita di questo canale sfasciato.
L’acqua scorre al suo interno rendendo più simpatica la salita.
Ci sono vari e semplicissimi saltini rocciosi da superare arrampicando.
Il Gatto e la Volpe!
Molte volte usciamo fuori via per cercare le difficoltà.
Traduzione: "Guardate un pò questo ragazzo distratto! Ha erroneamente effettuato un movimento balistico a tal punto da essere rimasto immobilizzato a cavallo di una roccia!"
Arriviamo sotto un muro di roccia…e adesso?
Seguendo le quasi invisibili segnalazioni, tagliamo orizzontalmente verso destra (EST) e poi riprendiamo a salire.
La giornata è abbastanza fresca e soffia un, a volte, poco simpatico venticello. Trombetta gli risponde a dovere colpo su colpo!
Ultimi saltini rocciosi e poi finalmente in vetta.
Sono le ore 09:32 e la nostra bandiera sventola a 2469m.
L’idea iniziale era quella di raggiungere il Monte Prena e scendere lungo la via Brancadoro ma le nuvole cattive si avvicinano minacciosamente e ci fanno capire che non è il caso di andare avanti.
Ok, avete vinto voi, torniamo giù per lo stesso itinerario di salita.
La discesa è uguale alla salita, solo che è al contrario, cioè, si scende invece di salire, si va verso il basso, si procede nella direzione inversa, la pressione aumenta invece di diminuire, la temperatura si alza ma la via è sempre quella.
Strane conformazioni rocciose.
Al casotto con i pini è obbligatoria la sosta ristoratrice ma soprattutto abbeveratrice.
Prim si sctappe...
...e da pù s’ vev! (traduzione: la prima operazione da compiere è quella di aprire la bottiglia, una volta eseguita, si procede con la mescita del vino per poi poterlo assaporare insieme alla degustazione dei cibi).
Si riparte.
Con le panze belle abbottate e con gli animi pieni di "entusiasmo" percorriamo placidamente l’infinito altopiano che ci distanzia dalla macchina.
Ogni tanto bisogna staccare dalla monotonia del percorso.
Alle ore 12:55 siamo di nuovo al punto di partenza dove facciamo conoscenza con un simpatico ragazzo.
Il tempo di entrare in macchina ed inizia a piovere. Pericolo scampato!
Ora tutti a reintegrare.
DAI GAS!