In settimana contatto il grande Valerio per proporgli di percorrere il lungo e bellissimo sentiero del centenario del CAI dell'Aquila. Lui non se lo fa ripetere due volte ed in compagnia del padre Fabrizio, parte Sabato sera da Villa Santo Stefano (FR) e pernotta in tenda nella piana di Campo Imperatore! Io li raggiungo la mattina successiva.
Lasciamo una macchina a Fonte Vetica e con l'altra andiamo alla sterrata che porta a Vado di Corno. Alle 06:35 si parte lungo la carrareccia.
A Vado di Corno vero e proprio (1924 m) c'è la targa che segna l'inizio del sentiero.
La giornata è limpida (almeno per ora) ed il vento non manca.
Il Corno Grande è in gran forma
Facciamo sventolare la bandiera dei Camosci, anzi dobbiamo stare attenti che non voli via!
Da qui si vede il resto del percorso che ci attende... "n'avema magnà de faciule!" (prima che termini l'escursione abbiamo tutto il tempo di ingurgitare una gran quantità di legumi).
Giunti all'attacco della ferrata che sale sulle Torri di Casanova, indossiamo casco, imbragatura e dispositivi di sicurezza. Il signor Fabrizio non ha mai fatto una via ferrata e con l'entusiasmo di un ragazzino procede spedito.
Dopo essere saliti sulla prima torre, scendiamo dall'altra parte. Questo tratto in discesa è attrezzato dal vecchio (molto vecchio) cavo metallico e da una corda fissa. E' consigliabile usare la corda.
Alle 09:45 siamo alla targa che indica le Torri di Casanova (2362 m).
La traccia è sempre evidente ma un pò meno intuitiva, a volte si lascia il filo di cresta per scendere più in basso e poi, ovviamente, risalire.
Ogni tanto compaiono delle funi metalliche che rendono più sicura l'avanzata.
Alle 10:20 siamo alla Forchetta di Santa Colomba (2260 m).
Il sentiero non è mai monotono, ci sono continui sali e scendi da affrontare con mani e piedi.
Ecco Valerio che esce da una strettoia non troppo stretta.
Per l'occasione ricacciamo la bandiera.
Altra strada ci attende. Il motto è "lento lento, peto peto, sempre avanti e mai indietro"
La salita lungo la pietrosa cresta è implacabile.
Ora ci aspetta uno dei canali più friabili, instabili e ghiaiosi d'Italia.
Anche se dietro di noi non sale nessuno, da persone ben educate, facciamo attenzione a non far cadere nulla.
Con un ultimo sforzo raggiungiamo la cresta ed in breve la vetta.
Le balconate con un pò di nebbia fanno sempre un figurone.
La discesa, lungo il vallone Vradda, la facciamo con calma, senza fretta. "Pole pole" come direbbero gli africani.
Che dire... ringrazio di cuore Valerio e Fabrizio che mi hanno permesso di ripercorrere uno dei sentieri più belli di tutto l'appennino. E' stato un piacere!
Viva la montagna e chi la rispetta!