Ci svegliamo presto per levare le tende, nel vero senso della parola! Smontiamo la tenda, carichiamo la macchina e lasciamo il campeggio di Tonadico (TN), in direzione Malga Civertaghe.
Parcheggiamo nell'ampio spiazzo poco sopra la malga e per scaldarci ci facciamo una tazza alla fonte del vino.
Dopo una bella bevuta, alle 08:10, ci incamminiamo verso il rifugio Velo della Madonna (sentiero 713).
Il profilo sinuoso della Cima della Madonna è bello ed elegante. Sarebbe interessante salire lungo lo spigolo del velo, lo metteremo in programma per i prossimi anni.
Cocciasecca indica, come sempre, tutto ciò che vorrebbe scalare (sognare non costa nulla).
Eccoci al primo tratto attrezzato e noi ci attrezziamo, anche perchè la roccia è bagnata. Tanto siamo abituati alle ferrate bagnate
Tempo fa, un grande alpinista mi disse: "quando la roccia è umida, per progredire in sicurezza, bisogna far fare attrito fra gomma e roccia. In caso di ghiaccio, bisogna sfruttare l'attrito fra gomma e ghiaccio".
Il cavo finisce al termine del passaggio insidioso, e si riprende il sentiero normale.
La salita è senza soluzione di continuità.
Alle 10:00 siamo al Rifugio Velo della Madonna (2358 m).
Scambiamo due parole con una gentile ragazza del rifugio e cerchiamo l'attacco della ferrata del Velo.
Inizialmente si scende fra ghiaie e rocce, poi si traversa per arrivare alle prime cambre.
La ferrata è molto ben attrezzata e non difficile.
Cerchiamo di fare qualche foto artistica che ci riesce più male che bene.
Usciti dalla ferrata, abbiamo un piccolo contrattempo. Ci buttiamo su un sentiero sulla sinistra indicato come 739B, ma alzando lo sguardo, vediamo dei cartelli verso la forcella più in alto e ci viene un dubbio, saremo sulla retta via?
Allora risaliamo fino ai cartelli, leggiamo che dov'eravamo prima era giusto e riscendiamo.
Finalmente, dopo giorni, riusciamo a godere del calore del sole
Intorno a noi è pieno di grandi massi, ideali per essere scalati da chi pratica il bouldering. Non faccio in tempo a pensarlo che subito Cocciasecca si appende.
Non commento gli occhiali che porta perchè potrei essere volgare.
Quando il sentiero sembra precipitare nel vuoto, troviamo l'inizio della ferrata della Vecia.
Anche questa ferrata non è difficile ed è molto ben attrezzata con scale formate da cambre metalliche (vi piace questo termine?).
La visuale è molto bella.
Con tutte queste scale sembriamo dei tecnici della SIP che fanno manutenzione.
In breve poggiamo i piedi per terra ed il sentiero ci riporta a quello dell'andata.
Alle 13:10 siamo al piazzale, in perfetto orario per preparaci un panino accompagnato da un bicchiere di vino (anche due).
Riprendiamo il nostro viaggio verso Passo Rolle e poi giù fino a Riva del Garda.
Viva le Dolomiti e chi le rispetta!