Sono le 08:30 e siamo sul punto panoramico di Pregasina (TN) dove godiamo di una splendida visuale sul lago di Garda.
Prendiamo il sentierino che scende verso il lago e subito incrociamo una strada asfaltata chiusa al traffico (ma non alle bici, ne incontriamo tante!).
In discesa seguiamo l'asfalto fino a trovare una curva a sinistra dove parte il sentiero. C'è una piccola tabella di pietra, ormai spaccata.
Seguiamo la traccia nella boscaglia, sempre in discesa, fino ad uscire su un punto panoramico.
Fratta fratta, alle 09:00, arriviamo all'inizio della via, segnalata con una taga metallica "Percorso Alpinistico Massimiliano Torti". Le reti parasassi ci fanno sembrare di essere in piccionaia.
Comincia lo spettacolo! Siamo a picco sul lago di Garda, su una cengia abbastanza stretta e soprattutto fa caldo (anche troppo per la verità). Dopo giorni di temperature non proprio alte e di umidità, era quello che ci voleva.
Da notare l'abbigliamento del capocordata: occhiali da sole che non si possono commentare (come già detto in passato), maglietta di cotone sintetico trovata per strada, pantaloni corti da sagra e calze eleganti. Le uniche cose che si salvano sono il casco e le scarpe.
Il mio vestiario non lo commento. E' super tecnico!
Eccoci al primo passaggio ostico, una spaccatura che interrompe la cengia. A prima vista sembra difficile, invece si supera come in ferrata.
Lungo tutto il percorso sono presenti molti spit e i punti più difficili o pericolosi sono protetti dal cavo. Tecnicamente non ci sono grosse difficoltà, bisogna stare attenti a non scivolare sul brecciolino presente sulla cengia. Inoltre non bisogna soffrire di vertigini.
Il capocordata procede con passo sicuro, cercando i passaggi migliori. Tanto non c'è nulla da cercare, i passaggi sono tutti obbligati
Il posto è bellissimo.
La cengia, per come è scavata, potrebbe ricordare la via delle Bocchette, anche se l'ambiente è totalmente diverso.
Eccoci ad una scaletta tutta sfasciata, in realtà ne sono due in parallelo, una più rotta dell'altra. Cocciasecca va per primo assicurato da me, ed io, senza farmi troppi problemi, scendo in doppia.
Ci prepariamo ad affrontare il passaggio clou, una paretina di traverso da affrontare in due modi: con la tecnica o con la forza (tirandosi grezzamente al cavo, strusciando panza e gambe).
Indovinate chi lo supera con la tecnica?
Indovinate chi lo supera con la "grezzità"?
In questa foto sembriamo davvero due alpinisti
Il fascino di questo itinerario è unico, per capirlo a fondo bisogna farlo e basta.
Alle 11:05 siamo al termine del percorso. Ci sediamo per mangiare qualcosina. Osserviamo il lago, sereni e felici, sotto il sole. Che bello (l'avrò detto cinquanta volte ma è vero!).
Per tornare alla macchina ci attende una sorpresa, una ripida salita in mezzo alle fratte in un caldo pazzesco. Seguiamo le indicazioni di un cartello buttato per terra e cominciamo a salire, salire, salire.
Troviamo perfino una corda fissa con cui tirarci su.
Sudati fracichi, usciamo dalla vegetazione e prendiamo una strada asfaltata che in discesa ci riporta alla macchina (ore 12:20).
Nel pomeriggio ci aspetta un bagno al lago, la sera bisogna brindare e domani si ritorna in Abruzzo.
Arrivederci e grazie!